mercoledì 23 aprile 2008

E la politica scoprì la sicurezza...

Mentre da settimane la politica sembra fare a gara nel proporre soluzioni in tema di sicurezza, non posso esimermi dal notare una sorta di generalizzazione demagogica quanto fastidiosa nell'affrontare, seppure al momento solo a parole, il problema.
Che i cittadini, italiani e non, si sentano meno sicuri e meno protetti, beh, non è necessario ce lo ricordino i partiti; basta girare un po' per le nostre strade... possibilmente senza scorta, per comprendere quanto sia facile rischiare d'imbattersi in scippi o aggressioni.
Tuttavia ho la sensazione si stia cercando una sorta di capro espiatorio, strumentalizzando a dismisura il fenomeno immigrazione. Essere stranieri non significa essere delinquenti. Diciamo piuttosto, senza ipocrisia, che l'ormai consolidata tendenza tipicamente italiana al non rispetto e alla non applicazione della Legge fornisce a chi delinque, la nazionalità c'entra poco, un territorio assai più appetibile di altri dentro il quale agire.
Mi piacerebbe tanto però che accanto alla lotta legittima e sacrosanta alla microcriminalità si dimostrasse il medesimo rigore nei confronti di quella criminalità che non esito a definire "mafiosa", spesso tollerata, in giacca e cravatta, fatta di corruzione, clientelismo, disinformazione, ingiustizia e chi più ne ha più ne metta!
Un sistema che come un cancro ogni giorno violenta, corrode, deruba e mortifica indisturbato le nostre Istituzioni, la nostra cultura, il nostro futuro e la nostra libertà.

lunedì 21 aprile 2008

La denuncia di Jean Ziegler

La notizia, almeno in Italia, CORRIERE e poche altre testate a parte, non ha ricevuto il risalto che a mio avviso avrebbe meritato.
L'aumento dei prezzi dei generi alimentari sta diventando nelle zone povere del pianeta un'emergenza che rischia di avere tutte le proporzioni di un vero e proprio, quanto silenzioso, omicidio di massa.
A lanciare quello che suona come un grido d'allarme è stato dal giornale austriaco Kurier am Sonntag Jean Ziegler, Relatore ONU per il Diritto al Cibo e sociologo da sempre impegnato nell'attenta analisi delle problematiche dei Paesi in via di sviluppo. Lo studioso ha fatto notare come in un futuro neppure troppo lontano i poveri potrebbero ribellarsi contro i loro oppressori, proprio come fu alla fine del Settecento con la Rivoluzione Francese e come già sta avvenendo in alcune regioni dell'Africa.
La colpa, oltre alla crescita nell'ambito dei biocarburanti e delle speculazioni nei mercati, lo sappiamo, è ancora una volta di una globalizzazione dissennata e di un'economia spregiudicata, dove le multinazionali la fanno da padrone e che sta rendendo sempre più ampio e profondo il divario tra nord e sud del mondo.

Voglio concludere questo post con una frase di Josè Saramago:
"...Se si potesse globalizzare il pane, starei dalla parte dei globalizzatori..."