mercoledì 14 novembre 2007

Ma che Paese siamo?

Insomma, ogni occasione sembra essere ghiotta per i nostri politici per insultarsi reciprocamente, anche quando si dovrebbe invece cercare soluzioni in grado di porre un freno a una violenza sempre più dilagante e che più nulla ormai ha a che vedere col calcio o lo sport in generale. Mi riferisco naturalmente ai fatti della scorsa domenica, ma anche a quelli di tante altre domeniche passate e chissà, probabilmente future.

Neppure di fronte alle immagini sconcertanti mandate in onda fino alla nausea di quartieri messi letteralmente sottosopra, la classe politica italiana ha ritenuto di fermarsi un istante e fare fronte comune nel cercare una qualche soluzione idonea a perseguire atti che sanno molto di terrorismo: già, perché in quale altro modo potremmo definire incendi di automobili e cassonetti, sfasci di vetrine e arredi urbani, aggressioni , fino all’attacco frontale alle Forze dell’Ordine? No, a farla da padrone sono purtroppo state ancora una volta, da una parte e dall'altra, le accuse di inadempienza, incapacità e chi più ne ha più ne metta, abbondantemente fomentate da un certo “giornalismo” sempre più povero di ideali, spregiudicato, soltanto a caccia di sensazionalismi e di audience.

Mi domando a questo punto come si possa pretendere di scoraggiare la violenza quando i primi a praticarla, seppure verbalmente… per il momento almeno, sono coloro che dovrebbero dare ai cittadini il più alto esempio di dialogo e di rispetto.

1 commento:

Anonimo ha detto...

trovo pienamente giusto quello che scrivi. La nostra classe plitica deve smetterla una volta per tutte con i litigi e concentrarsi (forse per la prima volta) sulle esigneze di noi cittadini onesti.