La notizia, almeno in Italia, CORRIERE e poche altre testate a parte, non ha ricevuto il risalto che a mio avviso avrebbe meritato.
L'aumento dei prezzi dei generi alimentari sta diventando nelle zone povere del pianeta un'emergenza che rischia di avere tutte le proporzioni di un vero e proprio, quanto silenzioso, omicidio di massa.
A lanciare quello che suona come un grido d'allarme è stato dal giornale austriaco Kurier am Sonntag Jean Ziegler, Relatore ONU per il Diritto al Cibo e sociologo da sempre impegnato nell'attenta analisi delle problematiche dei Paesi in via di sviluppo. Lo studioso ha fatto notare come in un futuro neppure troppo lontano i poveri potrebbero ribellarsi contro i loro oppressori, proprio come fu alla fine del Settecento con la Rivoluzione Francese e come già sta avvenendo in alcune regioni dell'Africa.
La colpa, oltre alla crescita nell'ambito dei biocarburanti e delle speculazioni nei mercati, lo sappiamo, è ancora una volta di una globalizzazione dissennata e di un'economia spregiudicata, dove le multinazionali la fanno da padrone e che sta rendendo sempre più ampio e profondo il divario tra nord e sud del mondo.
L'aumento dei prezzi dei generi alimentari sta diventando nelle zone povere del pianeta un'emergenza che rischia di avere tutte le proporzioni di un vero e proprio, quanto silenzioso, omicidio di massa.
A lanciare quello che suona come un grido d'allarme è stato dal giornale austriaco Kurier am Sonntag Jean Ziegler, Relatore ONU per il Diritto al Cibo e sociologo da sempre impegnato nell'attenta analisi delle problematiche dei Paesi in via di sviluppo. Lo studioso ha fatto notare come in un futuro neppure troppo lontano i poveri potrebbero ribellarsi contro i loro oppressori, proprio come fu alla fine del Settecento con la Rivoluzione Francese e come già sta avvenendo in alcune regioni dell'Africa.
La colpa, oltre alla crescita nell'ambito dei biocarburanti e delle speculazioni nei mercati, lo sappiamo, è ancora una volta di una globalizzazione dissennata e di un'economia spregiudicata, dove le multinazionali la fanno da padrone e che sta rendendo sempre più ampio e profondo il divario tra nord e sud del mondo.
Voglio concludere questo post con una frase di Josè Saramago:
"...Se si potesse globalizzare il pane, starei dalla parte dei globalizzatori..."
2 commenti:
a report, su rai 3, giorni fa parlavano di cibo, manipolato, importato, rincarato ecc. ed ho capito che non manca il cibo, la civiltà, compresa la buona educazione a tavola, che non è mangiare solo con le posate, ma alimentarsi con prodotti di stagione e biologici: il giorno che nessuno chiederà più le fragole fuori stagione, per legge di mercato non le venderanno più.
chiudo dicendo che noi italiani siamo arrivati ad importare pomodori dall'egitto: vedremo chi parla solo di tasse che riuscirà a fare stavolta, oltre ad averci messo in guerra nel 2003, ciao, laura
Il cibo, il sopravvivere quotidiano, sta cominciando a diventare un "problema" anche qui da noi. Non so se vi è mai capitato di vedere gente "normale" (magari con qualche figlio), o i pensionati al supermercato, che comprano il minimo indispensabile (e che costa meno) per arrivare a fine mese. I rincari, le speculazioni esagerate, le tocchiamo con mano tutti, ogni giorno. La globalizzazione, così come è stata concepita, selvaggia e senza regole (adesso si cerca di correre ai ripari), ha portato sfruttamento, povertà e arricchimento (solo a beneficio di pochi). Un saluto a Filippo e a Laura
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