martedì 19 febbraio 2008

I nuovi eroi del Niente

Sono giovani, anzi giovanissimi, talvolta così giovani da non essere neppure perseguibili penalmente, ma con addosso un carico di aggressività e rabbia da far paura. Sono i protagonisti di quel fenomeno psicologico e sociale che porta il nome di bullismo.
Non passa giorno in cui i media non diano notizia di odiosi episodi di violenza accaduti per mano di ragazzetti imberbi, forti soltanto quando in gruppo e agnellini spaventati pronti a cercare l'aiuto di mamma e papà quando finiscono nei guai.
Dove sono le istituzioni, scuola e famiglia in particolare? E per scuola e famiglia non intendo quelle entità astratte sempre chiamate in causa dalla politica quando fa comodo, bensì insegnanti e operatori, padri e madri che forse dovrebbero iniziare ad occuparsi sul serio dei loro alunni e dei loro figli, magari delegando un po' meno e provando a non far ricadere sempre le responsabilità su questa società che non funziona come dovrebbe, sul consumismo, sulla tv, su internet, sul telefonino e così via.
Non v'è dubbio che quello del genitore, da sempre non sia il mestiere più facile, ma voler soltanto guardare al problema, diciamolo, qualche volta con troppo perdonismo da parte di certe correnti educative, non sembra produrre grandi risultati.
Anche in questi giorni le cronache ci parlano di un tredicenne letteralmente perseguitato e picchiato da un paio di suoi compagni soltanto per una passione artistica probabilmente giudicata poco virile come la danza classica.
 

11 commenti:

Unknown ha detto...

Da quattro anni vivo la scuola come collaboratrice esterna, organizzo laboratori teatrali, e mi rendo conto che i ragazzi non riconoscono più l'autorità degli insegnanti. In classe si può urlare, stare seduti sui banchi e chiacchierare, tanto nessun provvedimento (seppur annunciato) viene mai applicato. Parlando con molti amici genitori, poi, mi accorgo che i figli vengono trattati come esseri così fragili da non sopportare un "no". Io, al contrario, credo che un "no" ogni tanto possa aiutare il ragazzo a capire che è necessario impegnarsi per raggiungere i propri traguardi, perchè l'idea che tutto sia concesso ed ottenibile senza sforzo spegne la mente, la voglia di trovare alternative, il coraggio di provarci. Se posso fare tutto ed avere ciò che voglio ho un potere riconosciuto dai miei genitori e dagli insegnanti. Beh, penso che quessto mi trasformi inevitabilmente in "bullo".
Laura

Anonimo ha detto...

Nel momento in cui con il 68 si è cercato di spazzare via dalla scuola e dalla famiglia, quel minimo di autoritarismo, che voleva dire soprattutto rispetto per le istituzioni, gli insegnanti e i genitori, è logico che lo stesso genitore fa fatica a riappropiarsi del proprio ruolo. Per esperienza diretta di genitore, vi posso dire che anche il segno rosso di correzione sul quaderno è stato messo al bando in una classe, perchè feriva la sensibilità del bambino!!! Alla prossima.Devo preparare la cena. Madmax

Anonimo ha detto...

Sono un genitore di un figlio di 11 anni e so come e' difficile poter gestire un figlio...io credo che poi oggi subentra anche il fatto che tanti, come me, sono separati e questo complica ancora piu' le cose. Credo che a tutti almeno una volta e' capitato di avere una discussione con la moglie perche' si hanno delle vedute diverse per educare un figlio..
E ritengo ancora piu' difficile poter dire "no" ed e' forse anche vero che poi sembrano viziati..
Una volte mi sono imposto a non dargli vinta sull'acquisto di un cellulare che secondo me era ancora presto per un bambino della sua eta'...ma poi ho inevitabilmente avuto uno scontro con la mia ex moglie perche' diceva che cosi' si poteva sentiva inferiore ai compagni..visto che tutti i suoi amici lo avevano. Conclusione l'ha avuto vinta mio figlio.
Quello che scrivo ovviamente e' molto lontano dal bullismo che sentiamo ogni giorno dai media, ma non bisogna mai mollare la presa e ognuno di noi deve cercare di responsabilizzare i propri figli.
Daniele

Debora ha detto...

Beh, sul bullismo sono particolarmente dura. Bulli non si nasce ma si diventa "grazie" all'accondiscendenza (anche inconsapevole) della famiglia soprattutto. I bulli sanno di essere protetti da mamma e papà in caso di guai, sanno che i genitori li giustificano (sò ragazzi!) il che non fa che peggiorare la situazione (soprattutto per chi gli capita tra le grinfie!).
Sono mamma anch'io e sono dell'idea che quando si sbaglia si paga, con castighi o punizioni e se serve con qualche sculaccione che non ha mai ammazzato nessuno.
E sono dell'idea che se gli insegnanti, ogni tanto, potessero dare, quando serve, qualche scappellotto, forse, questi ragazzi, sarebbero un pò meno bulli e un pò disponibili verso i compagni "diversi". Debora

Alessia ha detto...

Ciao Filippo,
mi ha fatto conoscere il tuo blog Laura...mia cara amica.

Grazie per aver creato questo spazio di riflessione...

A presto
Alessia

InMezzoAlCielo ha detto...

Bulli si nasce. E' un istinto primordiale ed una prerogativa che coinvolge quasi tutto il genere maschile. Che piaccia o meno è così ed è sempre stato così. E' più preoccupante invece quando questo istinto comportamento coinvolge bambini di sesso femminile, proprio perché non istintivo ma emulato con uno stravolgimento dei ruoli che mette in seria crisi i bambini di sesso maschile meno aggressivi di natura e che subiscono i maggiori danni psicologici.

L'aggressività di un bambino di sesso maschile è una sanissima risorsa che si trasforma col tempo in una risorsa assai più sana.
La soluzione, la prima che può venire in mente ad una persona superficiale, è la repressione, cioè uno stato indotto di paura che genera nel bambino uno stato di blocco fisico e mentale, per buona pace di insegnanti e genitori. Così come gli "scappellotti" che non risolvono il problema ma ne creano un altro. Ma è la strada migliore da praticare per chi è abituato a usare le mani come metodo di repressione, invece del cervello.

Un bambino non riconosce l'autorità e quindi il rispetto di un adulto in funzione di quanto questo adulto potenzialmente è in grado di punire.
Coerenza, pazienza e onestà intellettuale sono elementi che un bambino non sa esattamente comprendere ma percepisce istintivamente ed è quando vengono a mancare che si creano i presupposti per una non sana evoluzione di passaggio da bullo a forte ma buono e intelligente.

I bambini non hanno nessuna colpa se non quella di vivere in mezzo a adulti stanchi, spazientiti e nevrotici che da una parte lasciano la pistola carica a portata di mano e dall'altra sputano rabbia e attuano tentativi di repressione nel tentativo di inibirne l'uso.

PS
A titolo di chiarimento, per chi solitamente legge senza comprendere, vorrei precisare che la pistola è un esempio metaforico che riassume tutto ciò che un adulto crea, attiva e rende disponibile, soprattutto ai bambini, e poi lui stesso critica e giudica e cerca di reprimere.

Marco, dalla parte dei bambini.

Anonimo ha detto...

Parole sante Inmezzoalcielo. Dalla teoria alla pratica però c'è un po' di differenza.Sono convinto che alzare le mani su un essere che non può difendersi rappresenta sempre una mezza sconfitta per il genitore che mette in atto il gesto, però lo "scappellotto" non è repressione tanto meno non mi pare causi dei traumi irreversibili nel bambino.Pur essendo un essere "debole" il bambino comunque è istintivamente egoista e quindi in grado a volte di sottomettere il genitore ai propri piccoli ricatti. Madmax

Anonimo ha detto...

Il fenomeno del bullismo è una piaga dilagante. Le cause sono senz'altro da ricercare in un'educazione distorta dei figli, cresciuti da genitori spesso distratti, troppo condiscendenti, timorosi di apparire "retrogradi" se troppo severi e pronti a delegare ad altri ogni responsabilità.
I figli devono sentirsi amati, non "sopportati", capiti, non "elusi", coinvolti, non "trascurati".
E la scuola dovrebbe disporre di persone in grado di educare ed insegnare seriamente, instaurando un rapporto di reciproco rispetto tra insegnanti ed alunni e tra gli alunni stessi.
luisa

InMezzoAlCielo ha detto...

Madmax, le mie parole sono un' analisi che mette in in evidenza che il "fenomeno del bullisimo" è solo una frase fatta dalla stampa e dalla televisione al pari di "mucillagine", parcondicio e via dicendo e che, per quanto descriva un fatto reale, in questo caso il "bullismo", non ne giustifica in alcun modo la considerazione che tutto ruoti intorno ad essa e che essa stessa esprima uno stato di fatto assoluto.
Leggi l'intervento di Luisa che inizia con: "Il fenomeno del bullismo è una piaga dilagante." La stessa identica frase usata dai quotidiani o dai programmi televisivi di approfondimento (per modo di dire). Mi viene da pensare se la memoria personale e storica si sia dissolta facendoci perdere il vero senso di come stanno le cose.

I libri che leggevo da ragazzino trattavano spesso storie di violenza e prevaricazione tra bambini e ragazzi. Potrei citare un elenco interminabile di libri e romanzi famosi per ragazzi, anche solo quelli scritti agli inizi del 900 e che trattano argomenti di lotte tra bande rivali, prepotenze attuate dal "più cattivo", botte e pestaggi nelle scuole a danno dei più deboli o problematici. E questo mica solo nei romanzi che, in qualche modo, ovattavano la realtà.

I bambini di oggi non sono affatto più egoisti o crudeli rispetto 100 anni fa. Sono solo più superficiali ma grazie a noi adulti che insegniamo loro ad esserlo. Ed è per questo motivo che lo "scappellotto", come lo chiami tu, non serve a nulla se non ad alzare ancor di più un muro di ostilità tra adulto e bambino.

Alzare le mani su un bambino indifeso, come hai scritto tu, non rappresenta una mezza sconfitta per un genitore ma una intera abominevole violenza.

Marco

Anonimo ha detto...

Ho letto in un libro questa brevissima storia del ciclo Mulla Nasrudin (tradizione sufi):
Un uomo vide Nasdurin che cercava qualcosa per terra davanti a casa. "Cosa hai perso, Mulla" gli chiese. "La chiave" rispose Mulla.Si misero tutti e due in ginocchio a cercarla.Dopo un pò l'uomo chiese : "Dove ti è caduta esattamente?". "In casa"."Ma allora perchè la cerchi qui?"."Perchè c'è più luce che dentro casa"..Credo sia il caso che i genitori rientrino in casa a cercare la loro chiave. Molto spesso papà e mamma non educano i propri figli perché, o per paura di frustrarli, o perché è la via più semplice, non mettono dei “paletti”, delle regole e soprattutto sono incapaci di dire il fatidico NO; un no detto nel contesto e nel momento giusto influisce in modo positivo prima nella relazione tra genitori e figli e, successivamente, nello sviluppo della personalità dei bambini. I bambini sono pieni di esuberanza e di aggressività, per fortuna, ma hanno bisogno di qualcuno che indichi loro i canali corretti dove far confluire tutta questa energia!!!

Laura Raffaeli ha detto...

I bambini non sono tutti aggressivi, semmai lo diventano seguendo l'esempio di adulti che non sanno fare altro troppo spesso.
Non avendo avuto interferenze perchè ho cresciuto mio figlio da sola, posso affermare che è stata dura sì, ma almeno non posso dare la colpa a qualcun'altro, cioè lo scaricabarile classico in tutte le coppie che spesso fanno figli per cementare un'unione o comunque non vanno molto d'accordo. I bambini sentono e avvertono, a parte il fatto di essere amati o meno, se hanno genitori che si amano.
E' l'amore che manca, il resto è una conseguenza planetaria e crescendo non hanno di fronte altro che guerre, problemi, violenze, e via dicendo.
Il bullismo, fenomeno ormai agli sgoccioli anche se se ne parla solo ora, è la conseguenza di molti bambini cresciuti soli, e posso affermare questo perchè il mio lavoro era quello di investigare soprattutto i minori o genitori di essi: sono soli, senza voler accusare nessuno, ma sono troppo soli e creato un "branco" ripropongono la loro famiglia.
Sono contraria ad ogni forma di violenza, anche se mio figlio la sculacciata se l'è presa più di una volta, ma ho sempre cercato di comunicare innanzitutto.
Non è un cellulare, un gioco, un capriccio esaudito che creano un bullo, ma l'assenza di amore, il lavoro minorile, la pedofilia, messaggi mediatici che illudono continuamente, un mondo che vede i giovani, soprattutto in Italia, diminuire come numero e, in un posto popolato da anziani spesso senza figli, la politica e il resto si muovono solo a favore di questi ultimi.
Mancano le basi nelle scuole, i professori non sono più insegnanti da anni per passione, ma per uno stipendio, e l'assenza anche nella scuola di una figura che dia la sensazione di protezione e il senso dell'evoluzione è una grave lacuna per tutti gli studenti.
L'attimo fuggente è un film che dovrebbe far capire meglio quanto dico e i nostri figli passano spesso più di mezze giornate in una scuola, di solito "parcheggiati".
La violenza che ripropongono è solo quanto arriva a loro da quando nascono.
Mio figlio oggi ha 22 anni, ha sempre combattutto con me ogni forma di violenza, forse da sola, semplicemente come madre, sono riuscita ad insegnare anch'io qualcosa.
Gli animali insegnano: quando è ora di svezzare i cuccioli, il cane li morde se provano ad attaccarsi ancora alle mammelle, questo perchè la natura dice che in assenza della madre, un figlio deve essere capace a sopravvivere e difendersi da solo: io sono stata molto selvaggiamente animalesca come madre, ma quante madri sono ancora vere "lupe"? Soprattutto: quanti padri hanno il tempo per parlare e vivere sereni con un figlio? E quanti italiani sono razzisti dentro e fuori? L'autorità è una cosa, il regime un altro, la via di mezzo è l'amore, che manca a tutti ormai, e i giovani o si illudono, o reagiscono, o creano un branco loro per sopravvivere e far contenti genitori che a parole lo sono, a fatti sono ancora troppo figli a loro volta. Ciao, laura raffaeli