Confesso di esser al quanto sconcertato, anche se non credente, dal silenzio del Vaticano sulla repressione in atto in queste ore in Tibet. Di fronte a tanta inaudita violenza a danno di innocenti inermi v'è a mio avviso un obbligo morale ancor prima che religioso e politico, di gridare tutta la propria indignazione.
Nell'entourage del Pontefice qualcuno ha motivato questa scelta, a quanto sembra con un po' di imbarazzo, con la necessità di salvaguardare i già non facili rapporti della Santa Sede con la Cina. Mi pare francamente un eccesso di realismo politico che fa assai poco onore tanto alla Chiesa cattolica come Istituzione, quanto a coloro che in essa si riconoscono.
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2 commenti:
Certo che la Chiesa non proferisce parola....quella del Buddismo è una religione di "concorrenza"
l'imbarazzo lo abbiamo tutti, anch'io che con la chiesa vado poco d'accordo, si sa.
quanto sta succedendo è opinione generale che sia un massacro, stavolta poi proprio religioso, senza scuse di terroristi o altre demenzialità simili che hanno distrutto per sempre ad esempio una città meravigliosa come bagdad.
forse il vaticano pensa ai buddisti come la pensava per i nativi americani?
il silenzio al vaticano non manca mai però quando si tratta di mischiarsi alla politica occidentale, soprattutto italiana: sarà per questo che il papa fa silenzio? è troppo impegnato lui e i suoi derivati per le nostre campagne elettorali.
ciao, laura
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