lunedì 17 marzo 2008

L'assordante silenzio di Benedetto

Confesso di esser al quanto sconcertato, anche se non credente, dal silenzio del Vaticano sulla repressione in atto in queste ore in Tibet. Di fronte a tanta inaudita violenza a danno di innocenti inermi v'è a mio avviso un obbligo morale ancor prima che religioso e politico, di gridare tutta la propria indignazione.
Nell'entourage del Pontefice qualcuno ha motivato questa scelta, a quanto sembra con un po' di imbarazzo, con la necessità di salvaguardare i già non facili rapporti della Santa Sede con la Cina. Mi pare francamente un eccesso di realismo politico che fa assai poco onore tanto alla Chiesa cattolica come Istituzione, quanto a coloro che in essa si riconoscono.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Certo che la Chiesa non proferisce parola....quella del Buddismo è una religione di "concorrenza"

Laura Raffaeli ha detto...

l'imbarazzo lo abbiamo tutti, anch'io che con la chiesa vado poco d'accordo, si sa.
quanto sta succedendo è opinione generale che sia un massacro, stavolta poi proprio religioso, senza scuse di terroristi o altre demenzialità simili che hanno distrutto per sempre ad esempio una città meravigliosa come bagdad.
forse il vaticano pensa ai buddisti come la pensava per i nativi americani?
il silenzio al vaticano non manca mai però quando si tratta di mischiarsi alla politica occidentale, soprattutto italiana: sarà per questo che il papa fa silenzio? è troppo impegnato lui e i suoi derivati per le nostre campagne elettorali.
ciao, laura